Una accumulazione originaria

Cara Nerina,

approfitto della tua richiesta di una lettera sul lavoro per raccontarti i miei stati d’animo di questo periodo per me piuttosto agitato e turbolento.

Come sai – perché te ne ho parlato e ti ho coinvolto nell’iniziativa – ho accettato di impegnarmi in una ricerca particolarmente complicata e di vaste implicazioni – per di più lasciandomi imporre un vincolo temporale di consegna del lavoro che, pensandoci bene, è al tempo stesso perentorio e soffocante: entro gennaio del prossimo anno dovrò consegnare – avendo raccolto, dopo un lavoro sul campo piuttosto intenso e prolungato, ed avendo analizzato interpretato e commentato una montagna di dati empirici – non già un report di ricerca, ma un libro pronto per la stampa.

Il primo mese da quando mi è stato formalizzato l’incarico è già passato e solo ora, molto faticosamente, comincio a recuperarmi dalle angosce nelle quali mi sono dibattuto in queste settimane proprio a causa di questo impegno e del timore (panico in alcuni momenti) di non riuscire a portarlo a termine in modo minimamente accettabile.

Dal giorno in cui ho concordato con il committente i termini dell’incarico sono in preda ad uno stato misto di frenesia, impotenza e dissonanza. Non solo mi rendo conto del fatto che non ho molto tempo, ma c’è anche un problema in più: non riesco a trovare le giuste chiavi per avviare il lavoro. C’è bisogno di elaborare un “pensiero di questa ricerca”, ovvero di un minimo di idee forti che siano in grado di orientare con sicurezza il lavoro sul campo. E’ un po’ strano che dica queste cose proprio io che, come tu ben sai, sui temi di questa ricerca ho maturato conoscenze, sviluppato idee anche innovative… Ma tant’è: è una sorta di “paura di cominciare” associata alla prefigurazione un po’ ossessiva delle possibili obiezioni a quello che scriverò, un miedo escenico paralizzante, come dicono gli spagnoli – anche se in questo caso, per ora, non c’è una scena da occupare… Mi succede spesso di entrare un po’ nel panico prima di cominciare qualcosa di molto impegnativo. E anche questa volta dovrò gestire la situazione senza lasciarmi travolgere. So bene che ho bisogno di accumulare tensione, riflessione, pensieri e che poi, appena la situazione diventerà matura, come è avvenuto altre volte, procederò fin troppo furiosamente. Almeno spero. In attesa dell’”accumulazione originaria”,   staziono nell’incertezza… Devo essere in grado di mantenere viva la mia “capacità negativa” e trasformare questa fase depressiva in energia vitale e creativa. Forse il fatto di averti scritto mi darà una mano a venirne fuori.

Un grande abbraccio,

Mimmo

(Domenico Lipari, sociologo, ricercatore e consulente, insegna all’Università di Roma La Sapienza ed ha dedicato e dedica con passione la propria vita professionale al miglioramento delle organizzazioni)